ALESSANDRO
PATIERNO
bass guitar, classical guitar, backing vocals, piano
E’ il fondatore dei MACROSCREAM, oltre che il compositore
di tutte le musiche. Alessandro utilizza una “doppio manico”,
una chitarra classica elettrificata e un basso elettrico quattro
corde. Lo strumento è di liuteria, commissionato su esplicita
richiesta agli artigiani Fabrizio Trono e Maurizio Urso e, per la
parte elettrica, ad Ivano Decataldo presso il laboratorio della
STORM a Sava di Taranto.
Le “doppio manico” venivano utilizzate spesso dalla
metà degli anni ’60. Il primo a portarne una sul palco
fu Jimmy Page, dei Led Zeppelin, successivamente Mike Rutherford
dei Genesis. Ma quello di Ale è un accoppiamento alquanto
bizzarro, che suscita lo stupore degli addetti ai lavori in occasione
dei concerti… indimenticabili gli occhi sgranati di Gary Green
dei Gentle Giant, nel giugno del 2011, in occasione dell’apertura
dei MACROSCREAM al concerto dei “GIGANTI”. C’è
poi la ricerca quasi scientifica del reperto dal valore museale.
La Rickenbacker 4001 – Fireglo Checker Binding – anno
1973: è lo strumento storico utilizzato dai più grandi
bassisti del “progressive” anni ’70: Chriss Squire
(Yes), Mike Rutherford (Genesis), Geddy Lee (Rush), Fabio Pignatelli
(Goblin). Una curiosità: questo basso solitamente veniva
suonato adoperando un plettro, mentre Ale lo pizzica con le dita.
DAVIDE CIRONE
Hammond, Rhodes, Mellotron, Moog
Lo trovi così quest’altro artigiano delle macchine
sonore a tasto: immerso tra i suoi strumenti, che sembrano usciti
fuori dall’armamentario degli ingegneri che hanno mandato
l’uomo sulla Luna o le sonde di esplorazione su Marte. Vi
dicono qualcosa l’organo elettrofonico Hammond A100, il piano
elettromeccanico Rhodes Mark I, un campionatore a nastri Mellotron
M400 o persino un sintetizzatore analogico Moog Voyager? E’
la plancia dalla quale si sprigionano i vapori di un “prog”
che trova vita nuova, con strumenti e modi d’uso di un passato
ormai quasi remoto. Trasposizioni temporali di modalità sonore
tipiche degli anni ’70 e dei grandi tastieristi del “prog”.
Se lo interroghi, l’artigiano Davide ti spiega che è
proprio questo il parco strumenti “essenziale” per un
tastierista “progressive rock” alla maniera pura degli
anni ’70: serve a garantirsi il cesello della varietà
timbrica, le infinite combinazioni sonore che garantiscono la libertà
creativa di tutti i tastieristi. Ciascuno però, e lo stesso
Davide nondimeno, desiderosi di tramutare il proprio “sound”
in uno stile inedito di combinazioni (filtri, pitch, oscillatori,
chorus, delay, drawbar, reverberi) che trasformano lo strumento
di partenza e comune a tutti in uno strumento dal quale si ricava,
ancora oggi, un suono unico, personale e, per gli ascoltatori appassionati,
riconoscibile ed identificativo. Ancora una volta, negli studi di
Davide c’è l’anima intera del percorso esplorato
da giganti al pari di Keith Emerson – Emerson Lake & Palmer,
Rick Wakeman – Yes, John Lord – Deep Purple, Ray Manzarek
– Doors, Kerry Minnear – Gentle Giant, Keith Jarret,
Chick Corea, Herbie Hancock. Sono tutti strumenti oggi difficili,
se non addirittura impossibili, da reperire. Eppure eccoli lì,
almeno in questa bottega riprendono vita perché il prodotto
finale, che Davide ricerca con minuzia certosina, è l’espressione
fedele all’insegnamento della tradizione del Progressive Rock!
MARCO PALLOTTI
drums
Lui è quello che batte il tempo di ogni più sofisticata
alchimia musicale di questa bottega. Le sue braccia sono pari al
maglio di un fabbro: in fucina c’è la batteria Drum
Sound, eseguita da un artigiano italiano, in set completamente adattabile
alle proprie esigenze, dal colore, alle misure, fin allo spessore
stesso dei fusti. Ha gusti inediti l’artigiano Marco: le misure
che usa sono cassa 22, tom 8-10-12, floor tom 14, rullante 13x6
sempre Drum Sound, Piatti Sabian - serie Hhx. Le radici di questa
sua passione? Affondano in un “live” del tour dei Queen
"We Will Rock You", quando Roger Taylor canta
e suona "I'm in love with my car". Altri batteristi
che lo hanno ispirato sono John Bonham e Ian Paice, rispettivamente
dei Led Zeppelin e Deep Purple. I suoi veri e propri punti di riferimento
sono però Gavin Harrison (Porcupine Tree), del quale ha seguito
anche i trascorsi italiani con Baglioni e Battiato, e Carter Beauford
(Dave Matthews Band), per il suo modo eclettico di suonare lo strumento
e per la sua impostazione ambidestra che lo rende inimitabile. Segreti
artigiani, quelli di chi ama lavorare come Marco e, ancora una volta,
che danno risultati all’opera musicale con un set che ha il
valore dello strumento unico, fatto a propria immagine e somiglianza
perché per lavori di una certa cura è sempre richiesto
un particolare adattamento alla propria gestualità
TONINO POLITANO'
electric and acoustic guitar
Cosa non tirerebbe fuori, quest’altro maestro di bottega,
dalla sua chitarra elettrica Gibson Les Paul “Standard USA”.
Ti descrive i legni, come stesse parlando della composizione di
una molecola dalle speciali caratteristiche comportamentali: mogano
per cassa e manico, acero al top di cassa, palissandro per
la tastiera. Una chiara visione dell’anima e del corpo, ancora
una volta, dello strumento necessario a far rivivere il “prog”.
E vedi pure lui in gincana, che subisce oltre al fascino materiale
dello strumento, l’emozione sempre viva del momento decisivo in
cui capì che ne avrebbe voluto uno uguale ascoltando per
la prima volta Jimmy Page, chitarrista storico dei Led Zeppelin.
Ma non basta: c’è la ricerca attenta dell’effettistica
affidata a Boss Distorsion 1, al Boss cs3, al Boss blues Driver,
al Tube Driver Custom, al Compressor Custom, al Boost Custom, al
Valvecaster Custom e, da ultimo, al pedale Ernie Ball VP. Solo un
artigiano intuisce e capisce, come pochi altri, il valore di questo
assetto nell’operare: è quanto serve per il risultato
atteso che non può essere mai né banale, né
replicabile da altri. La soluzione migliore, a lungo provata e collaudata,
per rimanere in compagnia di maestri del calibro di Jimmy Page,
David Gilmour, John Petrucci e Jimi Hendrix: è la versatilità
la ragione che guida la scelta strumentale che fa esprimere al meglio
le mani e le dita di questo chitarrista che lavora nella bottega
dei MACROSCREAM
GIANPAOLO SARACINO
violin
Lui per esprimersi ha bisogno di uno strumento altrettanto esclusivo
e particolare, al pari degli altri suoi compagni di bottega. Pizzica
e accarezza un violino artigianale costruito dal liutaio Fabrizio
Trono. Utilizza una serie di effetti, perché il suo “sound”
deve viaggiare oltre ogni latitudine: chorus, auto-wha, distorsioni,
equalizzatori, compressore, reverberi. Ma ha fatto anche una scelta
sapiente: elettrificare uno strumento acustico piuttosto che utilizzare
uno strumento elettrico. Quando gli stai accanto e gli chiedi di
spiegarti il perché, ancora una volta ti accorgi cosa significa
aver fatto gincana a destinazione “prog”: questo è
il modo per avere una resa sonora superiore, una dinamica più
completa e un “feel” più naturale con il violino.
Ma non basta, perché se lo spremi ti svela anche l’aspetto
stilistico: una volta costruito lo strumento, con geometrie tipiche
del famoso liutaio Guarneri e un suono piuttosto scuro, ha dovuto
trovare il giusto “set-up” in termini di distanza trasversale
fra le corde, “action” e meccaniche. La scelta
del metodo di amplificazione è ricaduta sul “pick-up”
Fishman V200 professional che ha unito la maggior parte delle caratteristiche
che cercava. Infine, tra le dita di Gianpaolo e le corde del suo
violino, ha avuto luogo la difficile, e tutt'ora in corso di rinnovamento,
ricerca di una buona catena d'effetti e condizionamento del suono.
Maestri, ispiratori e musicisti di riferimento? Quelli dall'elevata
e irraggiungibile abilità tecnica e interpretativa, dal notevole
gusto musicale nell'improvvisazione e nella scrittura. Volete divertirvi
a capire attorno a cosa ha girato la sua gincana? Allora potete
evocare l’anima e il talento di Itzhak Perlman, Davyd Ojstrach,
Nathan Milstein, Jascha Heifetz, la giovane Hilary Hahn, Itzhak
Stern e gli italiani Salvatore Accardo, Uto Ughi e Massimo Quarta. Senza
trascurare quelli che nei generi musicali più moderni cambiano
e continuano a cambiare quello che sembrava essere il destino immortale
di questo strumento: Jean-Luc Ponty, Eddie Jobson, David Cross,
gli italiani Mauro Pagani e Lino Cannavacciuolo per la musica folk,
Lucio Fabbri per il rock e il pop, Stephan Grappelli per il jazz,
Alessandro Quarta per il Rock-blues. Ci sono infine, nel suo humus,
le figure musicali che hanno unito una grande abilità tecnica
sullo strumento al gusto musicale nell'esplorare nuovi mondi musicali:
Samvel Yervinyan prima di tutti, Olen Cesari, David Garrett e Mark
Feldman. E’ uno strumento unico quello che Gianpaolo fa rivivere:
ancora una volta costruito a sua immagine e somiglianza, capace
di parlare i linguaggi sonori di “performance live”,
senza riserve
LUCA MARCONI
vocals
E’ il banditore dei MACROSCREAM. Colui che percorre itinerari
d’ogni genere utilizzando la propria voce come richiamo e,
al tempo stesso, testimonianza di fedeltà agli insegnamenti
del “prog”. E' quello che si dice un artista poliedrico:
autore, compositore, interprete e cantante, sorprendente performer.
Nonostante la giovane età ha già al suo attivo un
carnet di esperienze davvero ricco e di grande livello. Risultati
ottenuti grazie a una grande determinazione, ad un brillante talento,
ma anche ad una grande disciplina e a studi molto rigorosi. Luca
infatti, ha studiato pianoforte e ha seguito i corsi di canto lirico
al Conservatorio A. Casella de L’Aquila. Dal 2006 vive a Roma
e studia con il M° Stefano Zanchetti con il quale prosegue instancabilmente
a perfezionarsi. Dal 2011 al 2012 è membro del cast italiano
dell’Opera Popolare “Notre Dame de Paris” di Riccardo
Cocciante, ricoprendo il ruolo del poeta Pierre Gringoire, girando
l’Italia con una gremita tournèe, esibendosi nelle
maggiori piazze, palasport, teatri ed anfiteatri italiani e per
ben tre volte nella magica cornice dell’Arena di Verona. Un’esperienza
successivamente replicata nel 2013 e nel 2014 con il tour mondiale,
sempre di “Notre Dame de Paris” e nel duplice ruolo
del poeta Pierre Gringoire e del capitano Phoebus de Chateaupers.
Esperienza grazie alla quale Luca ha l’onore di esibirsi in
incredibili location come il Teatro del Kremlino a Mosca, passando
poi per Singapore, Lussemburgo e Istanbul.
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